giovedì 13 marzo 2014

Il Comune di Cesena punta sui Consorzi Stradali


Il Comune di Cesena punta sui Consorzi Stradali. Così titola l’articolo comparso il 28/07/2013 sul sito del Comune.  L'amministrazione comunale prevede di sostenere le spese di manutenzione delle strade vicinali consorziate nella misura del 50%.
Infatti, la normativa stratificata nel tempo, che fa comunque riferimento ad un lontano decreto luogotenenziale n.1446/1918, obbliga il Comune a costituire un Consorzio stradale laddove una strada privata sia anche aperta al pubblico transito.
L'apertura al pubblico transito determina de facto un interesse pubblico, per la generalità degli utenti, alla fruizione della strada. In effetti al Comune sembrano aver trovato "la ricetta" per la gestione della viabilità minore vicinale tramite la creazione dei Consorzi Stradali che, in tutta Italia, determinano una serie di conseguenze positive e di sviluppo del territorio. Per esempio, permettono:
·         la percorribilità della viabilità in sicurezza, assicurando l'intervento in caso di manutenzione ordinaria ma anche nei casi, per esempio, di sgombero da neve o alluvioni con conseguente conservazione del valore immobiliare dei fondi dei consorziati.
·         la partecipazione diretta della cittadinanza, che torna ad occuparsi della "cosa comune" creando valore sociale in linea con il principio Costituzionale della sussidiarietà.
·         una più strutturata gestione della viabilità minore per il Comune tramite una pianificazione di sviluppo della rete, magari prima della acquisizione al patrimonio comunale.
·         l’organizzazione di una “associazione di portatori di interessi” secondo quei criteri di economicità, efficacia ed efficienza che devono caratterizzare il Consorzio Stradale (in quanto ente pubblico, estremamente vicino ai cittadini).
·         il presidio del rischio, derivante dalla presenza di una assicurazione, che il Consorzio stipula, per eventuali sinistri stradali.
ecc. ecc.

Per il Comune di Cesena il tema è di primaria importanza, infatti la rete viaria minore è pari a circa 300 km che, se rapportate al totale delle strade comunali (circa 600 km), ne rappresentano circa un terzo.
Come in ogni parte di Italia, la viabilità privata aperta al pubblico transito assume una importanza completamente diversa rispetto al resto d'Europa. Questa infatti oltre a determinare la parte preponderante dei collegamenti nelle zone rurali, collega anche pubblici servizi (scuole, siti di interesse artistico/culturali) e rappresenta, di fatto, una rete che di privato ha ben poco, se non il titolo di proprietà. 
Nel decennio scorso, il Comune di Cesena, come altri, si è concentrato sull'espropriazione delle strade che ha determinato, per soli 55 km di strade vicinali, (scelte da una graduatoria stilata sulla base di diversi parametri relativi all'uso pubblico delle strade interessate) un esborso di circa 2 milioni e 410mila euro, serviti non solo per la loro acquisizione, ma anche per l'adeguamento e la sistemazione.
Tale soluzione, almeno apparentemente e nella attuale situazione italiana, è probabilmente antieconomica ed inefficace nonché contraria alla direzione intrapresa dalla Pubblica Amministrazione che guarda alla compartecipazione delle spese tra privato e pubblico. Tale compartecipazione sembra essere la soluzione per garantire, da un lato il pubblico servizio, dall'altro la qualità dell'agire di chi ha un interesse diretto.
Non sempre organizzare le strade private di uso pubblico in Consorzio Stradale è la soluzione migliore. Deve essere svolta una analisi strutturale delle strade, aggiornare gli elenchi e muoversi in modo dinamico tra le difficoltà burocratiche della Pubblica Amministrazione.
Così come spesso la costituzione di "Consorzi Riuniti" sta generando un effetto negativo che allontana l'ente costituito "sulla strada" ad un ente costituito "per le strade" che, se non organizzato secondo i parametri previsti dalla legge e ai criteri di buona amministrazione, è poco efficace nel garantire il fine per cui è costituito.
Nel bilanciamento di interessi, pertanto, va tenuto conto della situazione viaria comunale ed infracomunale, delle indicazioni programmatiche, piani territoriali e zonali, delle finanze pubbliche e dello stato di manutenzione della rete viaria.
Una cosa è certa: lo sviluppo è possibile e passa anche dalla nostra capacità di raggiungere ogni parte del nostro territorio per costruire quel tessuto economico e sociale da cui il piccolo può, associandosi, diventare grande e competere nella partita globale che ci sta facendo faticare.

La strada, lo sappiamo bene, è in salita. Ma se di salita si tratta, meglio che sia ben mantenuta per ridurre lo sforzo.

mercoledì 5 marzo 2014

Iscrizione della strada negli elenchi ha un valore dichiarativo e non costitutivo

La Corte di Cassazione si è espressa chiaramente nel 2012, secondo cui "l'iscrizione di una strada nell'elenco delle vie pubbliche o gravate da uso pubblico non ha natura costitutiva e portata assoluta, ma riveste funzione puramente dichiarativa della pretesa del Comune, ponendo una semplice presunzione di pubblicità dell'uso, superabile con la prova contraria della natura della strada e dell'inesistenza di un diritto di godimento da parte della collettività mediante un'azione negatoria di servitù".
La semplice inclusione di una strada nell'elenco delle strade comunali (o vicinali) infatti non ha efficacia costitutiva e, ciò, considerando come tali elenchi hanno natura meramente dichiarativa, per cui detta inclusione non è di per sé sufficiente a comprovare la natura pubblica o privata di una strada.
Stante la natura meramente dichiarativa degli elenchi in questione, la giurisprudenza ha precisato l’esistenza di ulteriori requisiti da valutarsi al fine dell'accertamento della natura “pubblica” di una strada, quali l'uso pubblico (inteso come l'utilizzo da parte di un numero indeterminato di persone), l'ubicazione della strada all'interno di luoghi abitati, nonché il comportamento tenuto dalla Pubblica Amministrazione nel settore dell'edilizia e dell'urbanistica.